Macchinari fermi, stop alla produzione. Gli operai sono pregati di andare in aula, c’è la lezione. Niente di tecnico, nessun grafico e nessuna nuova istruzione. Sulla parete non sono proiettati numeri ma immagini di donne in divisa. Gli insegnanti parlano alle tute blu di parità, spiegano quanti danni hanno fatto e fanno ancora discriminazioni e stereotipi, condannano il sessismo e le molestie sul lavoro. Centoventi metalmeccanici, tutti uomini. La fabbrica all’avanguardia nella battaglia per le donne. E poco importa se in officina non ci sono colleghe e si torna a parlare tra maschi, lo stabilimento d’ora in avanti sarà un posto migliore. Better place, si chiama così il progetto di formazione per le aziende ideato da Luisa Rizzitelli, esperta di politiche di genere, per prevenire gli abusi e le molestie nei luoghi di lavoro e promuovere la parità.
L’INCLUSIONE
Dopo gli operai dello stabilimento di Minerbio della Caterpillar (azienda che produce in 25 paesi macchinari da miniera e costruzioni, motori diesel, turbine a gas, locomotive e in Italia conta mille dipendenti) toccherà anche i colleghi di Cattolica.
LE OFFICINE
«Da anni il nostro gruppo ha sviluppato un programma vasto di iniziative volte al gender balance e alla valorizzazione delle risorse femminili», spiega Sara Alberghini, dirigente di Caterpillar Servizi Italia, promotrice e coordinatrice delle iniziative aziendali a favore dell’uguaglianza di genere. «Crediamo fermamente nei valori dell’inclusione e della diversità. In Italia la divisione di Caterpillar Prodotti Stradali quest’anno ha dato inizio al programma Better Place». Ai corsi non hanno partecipato solo gli operai, ma tutti quanti i dipendenti. A cominciare dai vertici.
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«Per dirigenti, quadri e supervisor, ossia tutti coloro che hanno la facoltà di influire direttamente sulla cultura aziendale e sul modo di lavorare, sono previste 24 ore di lezione, gli altri dipendenti degli uffici ne hanno 8. Infine è stato deciso di coinvolgere anche il personale di officina». Tre classi per circa 120 operai nello stabilimento di Minerbio, e nel 2020 saranno coinvolti quelli di Cattolica. «Va detto che mentre la rappresentanza di genere tra gli impiegati è equamente distribuita (circa il 50% donne), così come per la parte apicale (45% dei dirigenti) – continua Sara Alberghini – non così è per gli altri manager di secondo e terzo livello (siamo sotto il 15%). La parte di officina è tutta completamente maschile».
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Qual è stata la risposta dei dipendenti? «Grandissimo interesse, partecipazione attiva, domande, discussioni. Al termine delle lezioni chiediamo sempre di compilare un questionario di gradimento anonimo, ed i riscontri sono sempre entusiastici. L’esperienza più significativa è forse stata quella con le classi di operai: tutti uomini ed eterogenei in quanto a età e scolarizzazione. Era la prima volta che esponevamo il personale di officina a temi soft di carattere non tecnico».
Interventi, discussioni, mani alzate, domande. Al termine dei corsi tanti ringraziamenti. C’è chi ha scritto: corsi del genere andrebbero fatti anche nelle scuole. Chi ha chiesto più tempo da dedicare a questi argomenti, chi è convinto che l’esperienza sarà utile sul lavoro e non solo. «Nei questionari il 94% degli operai afferma di ritenere che il corso sarà utile a migliorare i rapporti sul lavoro e anche al di fuori. Il 98% ritiene che un simile corso dovrebbero seguirlo tutti».
LA PRODUZIONE
La scelta coraggiosa di fermare le linee di produzione durante le lezioni. «Per un’azienda metalmeccanica è un grande sforzo, soprattutto per chi ha una produzione in linea, come noi: significa ridurre e sacrificare la produttività giornaliera ed i nostri dipendenti sono ben consapevoli di questo. E credo che proprio ciò sia un segnale per loro dell’importanza che la parità di genere, l’inclusione e la diversity nella nostra azienda».
Nei luoghi dove si limitano le differenze, i rapporti sono improntati al rispetto e alla parità, si lavora meglio e si produce di più. «Oramai numerosi studi dimostrano che la parità di genere sui luoghi di lavoro porta a una maggiore redditività. Vi è però un altro aspetto che mi piace sottolineare: ognuno dei nostri dipendenti sarà un ambasciatore di questi valori. Quando la sera tornerà a casa, parlerà con una figlia, una moglie, un’amica lo farò con una nuova consapevolezza».